LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Risultati, Classifiche e Commenti sul campionato di Serie A Femminile e delle Giovanili Nazionali

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andrea12
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LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da andrea12 » 21 ago 2009, 8:27

Poichè credo nella positività del DIBATTITO, mi piacerebbe che in queste pagine si parlasse e si producesse qualcosa per i nostri giovani, pensando al futuro. Cioè; se è vero che il rugby italiano deve pensare a migliorarsi a partire dalle categorie giovanili e se è vero che nessuno ( NESSUNO) realmente, intende mettere in chiaro cosa si fa giornalmente con i giovani, sarebbe bello pensare che un libero forum di appassionati, tecnici e genitori, ma anche ragazzi, che rimangono l'oggetto (non il soggetto) dell'azione didattica ed educativa, può, senza troppa enfasi, indicare cosa si fa e cosa non si fa con le squadre giovanili, quali sono i progetti del Club (non c'è bisogno di fare i nomi ma è anche possibile farlo), come i tecnici intervengono per migliorare il gioco in senso più ampio, quali sono le attività ad integrazione che i vari Club mettono in atto ( o anche soltanto provano a mettere in atto), quali sono i risultati verificati e quelli ipotizzabili, ecc. Insomma, un forum nel forum, dedicato ai giovani e a Chi lavora, direttamente o indirettamente con loro. Non ci interesserà polemizzare con Chi e/o con Che Cosa, ma sarà più positivo evidenziare cosa stiamo realmente facendo e quale direzione sta prendendo il rugby giovanile; ed anche i punti di forza e di debolezza dei vari progetti.
Ritengo inutile parlare di top level italiano se non sappiamo bene cosa si sta facendo con i nostri ragazzi (e ragazze) e quali progettualità, oltre che economie, sono in gioco.
Si potrà anche dissentire dicendo che è un argomento troppo dispersivo; starà a noi concretizzare il più possibile, magari lasciando ad altri la possibilità di commento.
Buon rugby a tutti

GiorgioXT
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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da GiorgioXT » 21 ago 2009, 19:50

E' un discorso interessante , ma mi pare un poco confuso (o forse sono io che non ho capito)
Stiamo parlando di tecnica , di gioco ed in parole povere di che tipo di rugby si insegna ai ragazzi nelle nostre società ?

Se è questo posso raccontare qualcosa, perchè ho tre figli nelle giovanili del Petrarca e ho potuto vivere quello che hanno fatto, che fanno e cosa hanno ottenuto

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andrea12
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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da andrea12 » 23 ago 2009, 9:25

Si, è proprio questo.
Da una parte si accusa il rugby italiano di scarsa consapevolezza e lavoro modesto con i giovani, e dall'altra si pensa che il vertice della piramide possa andare bene quando non c'è base.
Il discorso non è confuso; è molto confuso il sistema.
Io credo ci siano ottime realtà di Club e allo stesso modo, un modello societario ancora molto legato al passato (quindi esperienze internazionali: poche).
Nella realtà sono 2 mondi disuniti e il rischio, per i giovani che hanno avuto la fortuna di formarsi in buoni Club, è quello di perderli per andare all'estero.............

luponero.c
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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da luponero.c » 23 ago 2009, 9:51

effettivamente potrebbe essere un topic costruttivo!
Giusto per cominciare io più che perderli perchè vanno all'estero, direi che potrebbero crescere andando all'estero, portando indietro esperienze che un giorno potrebbero essere utili al movimento!

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andrea12
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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da andrea12 » 23 ago 2009, 15:22

Beh, Luponero,
anche io spererei così, ma per esperienza personale credo che tutto quanto venga fatto "fuori", purtroppo, non sia nemmeno ripensabile e/o riproducibile qui. Nè per gli aspetti agonistici, nè per gli aspetti formativi, ma neppure per la parte economica e di chanches di lavoro/professionismo, che il resto del mondo ti offrono. Mi fermo qui perchè non amo riversare in modo poco ponderato, quello che mi assale tutte le volte che torno da "fuori".
Il sitema_Italia è un non-sistema; e purtroppo lo vedo sia nel macroscopico che nel ristretto. Credo che si debba continuare a lavorare. Io, col mio Club attuale continuerò e, se sarà possibile, proverò anche col Club appena costituito di cui sono presidente (Club solo femminile).
Quello che spero io, in questo topic, è pensare di esprimere anche quel lavoro, buono e onesto, che alcuni Club fanno realmente e giornalmente per i loro ragazzi. Ma anche le lacune, le difficoltà e perchè no, le incongruenze a cui giornalmente si assiste.
Io sono del parere che lavorare si deve. Che bisogna comunque provarci ma biosgna anche dire cosa non va e perchè. Ecco perchè chiedo la collaborazione di quei pochi che onestamente e senza troppe ossessioni vorrebbero pensare ad un rugby meno di facciata e più di sostanza.
Grazie, ma sono accettati anche commenti negativi

GiorgioXT
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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da GiorgioXT » 23 ago 2009, 22:45

andrea12 ha scritto:Si, è proprio questo.
Da una parte si accusa il rugby italiano di scarsa consapevolezza e lavoro modesto con i giovani, e dall'altra si pensa che il vertice della piramide possa andare bene quando non c'è base.
Il discorso non è confuso; è molto confuso il sistema.
Io credo ci siano ottime realtà di Club e allo stesso modo, un modello societario ancora molto legato al passato (quindi esperienze internazionali: poche).
Nella realtà sono 2 mondi disuniti e il rischio, per i giovani che hanno avuto la fortuna di formarsi in buoni Club, è quello di perderli per andare all'estero.............
Inizio allora a buttare giù alcuni appunti ... senza falsa timidezza affermo che il Petrarca abbia la migliore struttura disponibile per il rugby giovanile in italia per mezzi, uomini e metodi , quindi mi sento fortunato ed orgoglioso di questo, ho avuto anch'io le mie esperienze negli "aquilotti" del Petrarca di trentacinque anni fa e posso apprezzare quanto sia stata grande l'opera di chi ci ha portat dai Tre Pini al centro Geremia.
Come dicevo, i figli sono 3 , il grande è in u.20 ed ha iniziato in u.15 dopo aver giocato a calcio, il medio è in u.18 ed ha iniziato in U.11, il piccolo è in u.12 ed ha iniziato in u.9, e queste sono le mie impressioni viste da "bordo campo di allenamento"

La prima cosa importante e (secondo me) positiva : la continuità , gli allenatori sono praticamente gli stessi in tutti questi anni , il metodo di insegnamento e gli obiettivi , dalla U.15 del 2001-2002 a quella della scorsa stagione non sono quasi cambiati , attenzione primaria alla tecnica, sia individuale che di gruppo, poca attenzione data a schemi di gioco prefissati in attacco o difesa e moltissimo tempo invece destinato ad insegnare ai ragazzi ad "usare la testa" per riuscire ad affrontare situazioni "rotte" . Forte disciplina , che viene inculcata già dai primissimi anni del minirugby (si arriva in orario agli allenamenti, non si perde tempo in spogliatoio, si ascoltano gli allenatori e non ci si distrae ecc.) che permette quasi sempre di riuscire a gestire tanti ragazzi con relativamente poco personale (l'unica cosa negativa , servirebbero più educatori ed allenatori, ma non è facile trovarli e trovarli di qualità)
- Fino alla under 17 una più o meno diffusa intercambiabilità dei ruoli , piloni che giocano anche 2° o 3°linea , trequarti che "girano" tra ala, centro e qualche volta pure in mischia ed una mobilità abbastanza intensa fra prima e seconda squadra (in questi anni ci sono sempre stati ragazzi in abbondanza per fare 2 U.15 e 2 U.17... era stata pensata anche una seconda u.19 ma non è prevista dal regolamento)
- Gli allenamenti sono 3 alla settimana e qualche volta 4 per le U.17 , durano almeno 2 ore e quasi ogni allenamento viene giocata una partita più o meno vera (vista la presenza di così tanti ragazzi) alle volte ho visto giocare a rugby a 20 ...
I piccoli del Minirugby fanno 2 allenamenti alla settimana di un ora e mezza/due più un'altra seduta (facoltativa) dove fanno "educazione motoria" ovvero due tecnici gli insegnano a correre in modo corretto, a saltare, rotolarsi ecc. , cosa molto utile e che piace moltissimo ai bimbi.
Il Petrarca fa molta "informazione" nelle scuole , dove spesso i giocatori della prima squadra vanno sia a spiegare e a raccontare il gioco sia a raccontare le specifiche esperienze - Stuart Grimes , per esempio il seconda linea già nazionale scozzese , andava spesso in perfetto Kilt a raccontare la Scozia e la storia scozzese - però praticamente non fa reclutamento , non capita (come spesso da altre parti) che qualcuno vada a cercarsi nelle elementari o medie i ragazzini più grossi o più alti, al Petrarca arrivano e poi giocano tutti , tutti i bambini e ragazzi che si presentano, provano e gli piace; Nonostante tante leggende metropolitane , a livello di minirugby (e anche di giovanili) non vi sono assolutamente pressioni dall'alto per la "vittoria" , e tutto l'anno le tre-quattro-cinque squadre di minirugby che vengono fatte ogni domenica sono sempre "miste" , con i migliori e/o più esperti insieme a quelli appena arrivati, e in tutti questi anni non ho mai visto un allenatore o educatore arrabbiarsi e/o rimproverare per una sconfitta - per aver giocato male (magari vincendo ) si. ma per aver perso MAI.

Che altro dire ?
Internazionali : il Petrarca con la sua fama e le sue strutture è una meta molto frequentata, ed ogni stagione arrivano fra una dozzina ed una ventina di squadre straniere, alcune anche di primissimo ordine, come il Bath, l'accademia del Gloster, le giovanili del Cardiff Blues, gli australiani del Randwick e del St. Johns college, il Northampton ... la cosa più difficile in questi casi è riuscire a "regolarsi" con le diverse norme di gioco , in Inghilterra ad esempio si spinge in mischia dalla U.12 e si gioca a campo intero dalla U.14 ... però le loro annate partono dal settembre mentre le nostre da gennaio ...
è comunque una bella soddisfazione che molto di rado vengano e vincano (e qualche volta si inca...ano pure pensando di venire ad insegnare ..)

Nelle ultime stagioni c'e stata una maggiore presenza della prima squadra nella "formazione tecnica" , i MM e MA delle giovanili hanno fatto delle sedute di approfondimento tecnico con Mercier e Leonardi, la mischia con i tallonatori e le seconde linee e non solo... cosa molto positiva e molto gratificante per i ragazzi che di sicuro verrà continuata.

nonso
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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da nonso » 24 ago 2009, 0:20

scusate, ma...

nonso
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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da nonso » 24 ago 2009, 0:35

Scusate non voglio essere scortese, ma mitizzare così il rugby Petrarca mi sembra veramente troppo..
Non si può far altro che togliersi tanto di cappello per struttura, numero di giocatori, storia e tradizione, ma per vincere i compionati non fatica molto a prendere giocatori in giro in under 17 e 20 e mettere tranquillamente in tribuna i suoi amati giocatori petrarchini, e per favore non tirate fuori la storia che sono loro che vogliono venire...
adesso che nn siete riusciti a vincere il campionato under 15 pure quelli siete andati a prendere per la futura 16, come la spiegate questa cosa, avevate problemi di numeri per formare la terza squadra? ... che dire ... buon rugby

GiorgioXT
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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da GiorgioXT » 24 ago 2009, 1:02

nonso ha scritto:Scusate non voglio essere scortese, ma mitizzare così il rugby Petrarca mi sembra veramente troppo..
Non si può far altro che togliersi tanto di cappello per struttura, numero di giocatori, storia e tradizione, ma per vincere i compionati non fatica molto a prendere giocatori in giro in under 17 e 20 e mettere tranquillamente in tribuna i suoi amati giocatori petrarchini, e per favore non tirate fuori la storia che sono loro che vogliono venire...
adesso che nn siete riusciti a vincere il campionato under 15 pure quelli siete andati a prendere per la futura 16, come la spiegate questa cosa, avevate problemi di numeri per formare la terza squadra? ... che dire ... buon rugby
Io non ho mitizzato proprio niente, ho solo raccontato quello che ho visto.
Tu piuttosto potresti dirci quanti giocatori U17 ed U20 sono stati presi dal Petrarca e chi li è andato a prenderseli ... come se poi fosse possibile farlo senza qualcosa che si chiama "nulla osta" dato dalla società dove erano ... brutta cosa l'invidia.

Magari potresti invece spiegare e raccontare le tue esperienze... il thread non è sul Petrarca, ma sui metodi di insegnamento e sviluppo del rugby giovanile.

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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da OMBREROSSE15 » 24 ago 2009, 8:17

Non credo che la polemica sui giocatori under autoctoni o importati sia così importante, il Petrarca, come altre squadre "blasonate" ha una capacità attrattiva senza dubbio superiore alle "piccole", quindi il travaso da piccole squadre alle grandi esiste e rilevarlo non è indice di invidia .

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andrea12
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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da andrea12 » 24 ago 2009, 9:05

Scusa Nonso, ma non hai capito.
Questo spazio è il luogo dove le esperienze societarie, i metodi e i meccanismi gestionali dei Club, ma anche la didattica eventualmente, vengono messi in evidenza. Discutere di questo e accusare una Società come il Petrarca, beh, è davvero poco onesto. Quello che si intende qui, non è l'accetazione supina di quello che si dice (quindi è possible anche dissentire), ma è anche l'esposizione di quanto si faccia realmente e giornalmente con i nostri giovani.Tu probabilmente sei un forunatissimo pochè il tuo Club lavora meglio del Petrarca ma io, invece, ti assicuro che la descrizione fatta di quella struttura, molto probabilmente è riduttiva. Il mio attuale Club, il Rovato, lavora, credo molto bene con i giovani e per molti aspetti, anche noi lumbard, ci riferiamo molto ad una struttura rugbystica di primordine con quella di Padova (che non è assolutamente sudditanza ma riferimento positivo). Noi abbiamo deciso, da questa stagione, per esempio, che gli allenamenti devono aumentare sia in numero ma soprattutto in qualità/intensità: U.14 3 volte settimana, U.16 3 o 4 volte, la mia U.18 4 volte (in certi periodi anche 5) e la serie C, che riparte dal basso continua a fare i suo 5 allenamenti canonici più qualche attività per reparto individualizzata.
Noi riteniamo che 1:30 di lavoro siano sufficienti ma i valori sono gli stessi di moltissimi altri Club. Noi non compriamo nessuno e neppure andiamo a cercare (anzi questa è una nostra filosofia) ma accettiamo chi volontariamente decide di vestire la nostra maglia. Intorno abbiamo anche qualcuno che invece compra a destra e manca, ma questi sono affari loro. Noi riteniamo che il lavoro di continuità, di relazione tra allenatori, di didattica e di pedagogia applicata paga molto di più degli acquisti, anche eccellenti, che si può permettere solo chi dispone di grandi quantità di denaro e anche di strutture che, invece, noi faticosamente gestiamo, anche giornalmenete, grazie alla disponibilità e capacità dei nostri dirigenti.
Noi cerchiamo di far disputare il maggior numero possibile di amichevoli con tutti, cercando sempre i livelli più alti: quindi soprattutto partite internazionali con le francesi e gli anglosassoni (diciamo da un minimo di 4/5 alle 10 all'anno: internazionali).
Poi, ti assicuro, non sempre arrivano subito i risultati sperati e qualche volta anche le buone squadre incappano nell'anno sbagliato. Anche noi siamo spesso in finale con le giovanili (non così vincenti come il Petrarca) ma certamente, che premia, è il lavoro che fanno i vari colleghi nelle scuole. E' quello il nostro mercato, il nostro bacino d'utenza: tanto sacrificio, lavoro che deve essere impeccabile (sennò non li porti mica al campo) sempre e comunque, tante attenzioni per tutti ma anche molto rigore, umiltà e spirito di sacrificio (queste sono le nostre ricette).
Con U.16 e 18 facciamo molta preparazione fisica abbinata al gioco e da quest'anno si lavorerà di più sulla motricità generale e specifica fin dalla U.14 (perchè questo è un punto su cui bisognerebbe aggiornarsi più spesso).
La mia U.18 attuale, ex U.17, ha giocato una trentina di partite (mi sembra 36) perdendone 3 e pareggiandone 1: peccato che abbia perso proprio le partite che "contavano" e questo poichè, probabilmente, ha gicato un campionato troppo facile...............abbiamo un nazionale e un paio di giocatori che andranno in accademia; ma questo è il frutto del lavoro del Club.
Buon rugby

GiorgioXT
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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da GiorgioXT » 24 ago 2009, 9:29

andrea12 ha scritto: Con U.16 e 18 facciamo molta preparazione fisica abbinata al gioco e da quest'anno si lavorerà di più sulla motricità generale e specifica fin dalla U.14 (perchè questo è un punto su cui bisognerebbe aggiornarsi più spesso).
Questo è uno dei punti dove si vede di più la differenza con gli inglesi, irlandesi francesi ... da noi i bambini e ragazzi quando va bene di sport ne fanno uno solo, perchè i genitori se ne occupano e pagano, altrove invece già a livello di scuole elementari si fa atletica "completa" e non l'educazione fisica in palestra. E' un problema comune anche al Basket e Volley mentre il Calcio se ne frega fondamentalmente vista la base enorme - e si vedono infatti giocatori anche bravi che corrono in modo stranissimo-
andrea12 ha scritto: La mia U.18 attuale, ex U.17, ha giocato una trentina di partite (mi sembra 36) perdendone 3 e pareggiandone 1: peccato che abbia perso proprio le partite che "contavano" e questo poichè, probabilmente, ha gicato un campionato troppo facile...............abbiamo un nazionale e un paio di giocatori che andranno in accademia; ma questo è il frutto del lavoro del Club.
Buon rugby
E' la competizione che alza il livello , l'ho ripetuto tante di quelle volte ...sarebbe ora in under 18 di fare le cose seriamente e fare dei gironi elite nazionali o almeno nord e sud.
Se il Petrarca è forte lo è anche perchè le sue giovanili in ogni stagione hanno almeno 4-5 squadre in grado di batterla, dalle "storiche" Benetton, San Donà e Rovigo (questa molto in calo , purtroppo) ai "nuovi" come Mogliano , Valsugana , Mirano

Ale_86
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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da Ale_86 » 24 ago 2009, 14:49

Sono d'accordo sulla motricità generale.

Tuttavia qui si sta facendo un discorso che è pure interessante, ma è limitato alle società che hanno abbondanza di materia prima, che han tanti ragazzini che vengono a provare. E qui si può discutere di cosa sia meglio, di cosa sia peggio, e migliorare gli allenamenti. Ma già da questi punti di partenza si possono ottenere ottimi risultati.

La tragedia è nelle società minori, come quella in cui gioco. Da noi il problema non è come fare gli allenamenti, ma riuscire a farli. Noi facciamo reclutamento nelle scuole, non per prendere i più grossi o cose simili, ma per cercare a tutti i costi di far provare qualche ragazzino (perchè una volta provato qualche allenamento in campo poi l'80% buono dei ragazzini resta), fosse anche il più incapace e il meno atleticamente dotato. Il dramma è avere abbastanza ragazzini per farlo, l'allenamento. Non è raro che per avere numeri sufficienti due under diverse debbano allenarsi assieme.
In un paese di 25.000 persone come il mio, abbiamo due società di calcio con i ragazzini, di cui una grossetta, una discreta squadra di pallavolo, una buona squadra di basket e una altrettanto buona squadra di atletica. Senza contare nuoto, judo e tutte queste cose qui, che comunque ho scoperto che attraggono molto, non tanto i bambini quanto le mamme. A questo aggiungiamoci che le distanze non sono piccole, non c'è un vero e proprio centro residenziale, e che le mamme moderne, ahimè, non possono sprecare un minuto del loro prezioso tempo libero per portare i ragazzini a allenamento. Piuttosto preferiscono farli stare a casa.

Sopravviviamo e cerchiamo di evitare le salatissime multe del C.I.V. grazie a un grosso lavoro nelle scuole svolto in buona parte volontariamente (perchè il C.I.V. le multe le da, ma quanto ad aiuti economici... ) , sparando nel mucchio e facendo divertire il più possibile i ragazzini. Sempre in gran parte entusiasti, ma che raramente possono venire perchè o fanno già uno sport o la mamma non può portarli o entrambe le cose.

E' chiaro che in queste condizioni è difficile garantire una formazione di livello appena decente alle nostre under. Ed è un peccato mortale... Non tutti hanno gli stessi genitori di Wilson, che ha cominciato a giocare a Jesolo, salvo poi spostarsi prima a S Donà e poi al Benetton per poter avere una preparazione adeguata, col padre che faceva da spola..

In mancanza cronica di C.I.V. l'unica soluzione sarebbe una collaborazione seria con società più grosse. Che aiutino in maniera efficace (con allenatori, materiale, sostegno economico, allenamenti congiunti) le piccole società a sviluppare un florido settore giovanile, ben sapendo che poi i più talentuosi di questo vivaio non resteranno certo a giocare in serie C o B, ma si sposteranno sicuramente a costo zero verso queste società. Sarebbe un gioco a somma positiva, che però fino a poco fa era impensabile fare, perchè le grosse società preferivano depredare fin da subito i vivai delle piccole società attirando i più capaci fin da piccoli, lasciandole in brache di tela ad aspettare le puntuali sanzioni del comitato, senza dare nulla in cambio. Ora sembra si stia intravedendo una piccola inversione di tendenza..
Che non è altro che l'idea delle franchigie, che è senz'altro buona, ma per farlo capire alle società grosse c'è stato bisogno di una crisi economica e forse anche di uno shock come la faccenda Celtic.

Scusate la lunghezza
Potete aumentarmi le tasse su tutto, ma non sulla mia birra!
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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da GiorgioXT » 25 ago 2009, 12:25

Ale_86 ha scritto:
La tragedia è nelle società minori, come quella in cui gioco. Da noi il problema non è come fare gli allenamenti, ma riuscire a farli. Noi facciamo reclutamento nelle scuole, non per prendere i più grossi o cose simili, ma per cercare a tutti i costi di far provare qualche ragazzino (perchè una volta provato qualche allenamento in campo poi l'80% buono dei ragazzini resta), fosse anche il più incapace e il meno atleticamente dotato. Il dramma è avere abbastanza ragazzini per farlo, l'allenamento. Non è raro che per avere numeri sufficienti due under diverse debbano allenarsi assieme.
In un paese di 25.000 persone come il mio, abbiamo due società di calcio con i ragazzini, di cui una grossetta, una discreta squadra di pallavolo, una buona squadra di basket e una altrettanto buona squadra di atletica. Senza contare nuoto, judo e tutte queste cose qui, che comunque ho scoperto che attraggono molto, non tanto i bambini quanto le mamme. A questo aggiungiamoci che le distanze non sono piccole, non c'è un vero e proprio centro residenziale, e che le mamme moderne, ahimè, non possono sprecare un minuto del loro prezioso tempo libero per portare i ragazzini a allenamento. Piuttosto preferiscono farli stare a casa.
Questo è uno dei problemi più grossi, specie per le società che non sono in una città . Già si chiedono ai genitori tanti sforzi, spesso è materialmente impossibile portarli ad allenamenti, e questo toglie tanti ragazzi da uno sport che magari già amano.
le squadre di calcio , con i soldi che hanno hanno risolto il problema : una società in crescita come l'Albignasego calcio (quartiere di padova) ma non certo storica, mi dicono abbia 18 pulmini per prendere e portare a casa i ragazzini ! Qui però federazione e comitati potrebbero fare molto di più , perchè per esempio non fare una convenzione per utilizzare il servizio scuolabus - che negli orari di allenamento dovrebbe essere del tutto libero?
Quello che manca completamente è l'interessamento della Fir e Civ verso i problemi reali delle società - mi spiego, se qualcuno del Petrarca vuole parlare con l'assessore allo sport non ha certo problemi, invece la piccola società , magari nata da poco in contesti calciofili al 200% avrebbe tanto bisogno che qualcuno della federazione si scomodasse anche solo per spiegare a sindaco ed assessori i vantaggi che porta il rugby...

Un altro appunto , Liviero del Gazzettino in un lungo intervento al convegno del Petrarca faceva notare due cose : che perfino nel Veneto, patria rugbystica d'italia nei supermercati e ipermercati i palloni da rugby non si trovano (e anche qui CIV e Federazione potrebbero fare qualcosa) e già questo è un ostacolo alla conoscenza e diffusione, e il sostanziale fallimento del "Progetto Scuole" che va avanti da anni ... lui per esempio proponeva di trasferire o affiancare alla promozione nelle scuole quella negli oratori, nei patronati, nei centri estivi

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Re: LE CATEGORIE DEL GIOVANILE

Messaggio da tonione » 25 ago 2009, 21:37

quella dei pulmini è la cruna nell'ago, un genitore risparmia un po' di tempo, per metterlo poi dove non si sa, e quindi la presenza del servizio pulmino che porti a casa e prenda i bambini e ragazzini viene sentita come pratica.un fatto che può indurre un genitore a lasciare suo figlio al rugby. vi verrà da ridere ma se ogni squadra avesse un paio di pulmini e responsabile trasporti che guida e gestisce la faccenda, penso che almeno quattro bambini in più per squadra li avremmo. pare una cagata e però ogni squadretta di calcio è ben fornita di servizio pulmino, un motivo ci sarà.

pulmini per tutti...come se piovesse! questo è un investimento per la base del rugby!

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